Ecco, io pagherei a sapere cosa cavolo sta succedendo a Jovanotti che ogni 3 x 2 me lo ritrovo sulla mia pagina di Facebook sotto forma di annuncio sponsorizzato, e adesso addirittura si parla di uno “scandalo” che avrebbe addirittura “SCOSSO” (notate le majùscole) per cui sono o sarebbero addirittura necessarie “le nostre preghiere”. Fino a poco tempo fa usavano la faccia del cantante per sponsorizzare un metodo piuttosto bieco e dozzinale per far soldi facilmente. E la gente condivide, commenta, uh, hai voglia te, in una parola sola “ci casca”. Ora, se uno fosse l’artista in questione, un bel querelone a questi signori non gleilo leverebbe nessuno, perché è chiaro come il sole che stanno sfruttando la sua immagine, il suo nome e la sua celebrità per compilare delle notizie da strilloni di giornali e senza nessuna logica. C’è anche l’immagine del conduttore del TG2 a fare da contorno a questa che appare una evidente operazione di photoshopping, per cui, se vi capita di andare su Facebook e di trovare delle robe simile, NON cliccate su “scopri di più” perché potrebbe esserci di tutto. Che poi, voglio dire, a me Jovanotti non piace neanche, guarda te se lo devo difendere in rete…
Cosa cavolo succede a Jovanotti?
Facebook mi ha temporaneamente sospeso
Ho pubblicato su Facebook testo e foto del mio articolo sullo sfruttamento del nome e dell’immagine di Jovanotti postato syl blog una cinquantina di minuti fa ed ecco quello che è successo (oh, guardate che son soddisfazioni, nevvero?)
Nuova censura di Facebook: il mio articolo sui “fan” di Giulia De Lellis sarebbe spam
Il sondaggio “Personalità del 2019” a Radio Romania Internazionale
Carissimi amici, Radio Romania Internazionale continua il tradizionale sondaggio rivolto ai suoi ascoltatori e utenti Internet, ma anche ai suoi amici sulle reti sociali, invitandovi a valutare quali delle personalità del presente hanno segnato di più, in senso positivo, l’andamento dell’umanità nell’anno che sta per concludersi. In base alle vostre opzioni, la nostra emittente nominerà “La personalità del 2019”.
Chi potrebbe essere e soprattutto perché? Sarà un politico, un leader di opinione importante, un imprenditore, un grande atleta, un celebre artista, uno scienziato o, semplicemente, una persona sconosciuta al grande pubblico, che però vanta una storia esemplare? Come al solito, la risposta appartiene a voi.
Aspettiamo le vostre proposte, accompagnate dalle motivazioni, direttamente sul sito www.rri.ro, inviando un commento all’articolo, via e-mail, all’indirizzo ital@rri.ro, su Facebook, Twitter e LinkedIn, sempre come commento, su WhatsApp al numero +40744312650, via fax al numero +40 21 3190562, o per posta, all’indirizzo Via Generale Berthelot 60-64, CAP 010165, casella postale 111, Bucarest, Romania.
Vi ricordiamo che, in base alle vostre scelte, la Personalità del 2018 a RRI è stata designata la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Nel 2017, il titolo è andato alla grande tennista romena Simona Halep, ex numero 1 mondiale, mentre nel 2016 al presidente americano, Donald Trump.
La personalità del 2019 a RRI sarà annunciata nei nostri programmi e sulle reti sociali il 1 gennaio 2020.
—
Redazione Italiana
Radio Romania Internazionale
Via General Berthelot 60-64
Bucarest, ROMANIA
Tel: + 40 21 303 13 08
Fax + 40 21 319.05.62
e-mail: ital@rri.ro
www.rri.ro
La pagina “6000 sardine” oscurata e poi ripristinata su Facebook
Questa notte, la pagina “6000 sardine”, presente su Facebook è stata oscurata per alcune ore (beato chi ha avuto il tempo di controllare e ricontrollare in orario notturno la presenza o l’assenza della pagina dal web), probabilmente per un tentavio di sabotaggio da parte delle forze e degli utenti sovranisti o, comunque, contrari al movimento, che avrebbero segnalato in massa la pagina a Facebook per contenuti non ben meglio identificati.
Successivamente è stato tutto un gridare allo scandalo e all’attentato alla democrazia, alla libertà di espressione, di pensiero, di manifestazione, al tradimento, all’ingiustizia di Facebook, tanto che in una pagina di riserva, intitolata “6000 sardine 2” (originale!) i gestori hanno scritto:
“La pagina 6000 sardine è stata oscurata. In mancanza di post offensivi, violenti o lesivi dei diritti della persona, è stata comunque bersaglio di un gran numero di segnalazioni. Questo ha automaticamente generato l’oscuramento della pagina. Siamo fiduciosi che possa tornare on-line nelle prossime ore, ma non abbiamo certezza dei tempi. Si vede che un mare silenzioso fa molto più rumore di quanto si possa pensare”
Non è che il mare silenzioso e pescoso faccia rumore. E non è nemmeno un problema di democrazia. Il punto è che Facebook ha le sue regole, che si è dato da sé, e che il movimento sardinesco ha accettato al momento in cui ha aperto una pagina (ci sarà pure un responsabile). Questo regolamento sottosta alle leggi dello stato italiano (ma nemmeno sempre, ad esempio, non è detto che in caso di un post diffamatorio nei confronti di una persona quel post venga automaticamente rimosso o l’utente che lo ha scritto debba venire per forza censurato anche a seguito di una o più segnalazioni) ma quello che vale più di tutto è che se sei su Facebook stai al loro gioco, anche se il gioco è sporco e non ti piace, come nel caso in cui una pagina viene oscurata o sei tu che per un qualsiasi contenuto vieni oscurato senza particolari spiegazioni (è accaduto a persone che conosco di essere oscurate per aver usato la parola “negro”, o per aver usato della satira nei confronti del Movimento 5 Stelle). Probabilmente, nel caso delle 6000 sardine il blocco è stato precauzionale, i contenuti fatti fagocitare dagli imperfetti ma implacabili algoritmi di Facebook, poi, visto che non c’era nulla di offensivo o di particolarmente malizioso, hanno ripristinato il tutto. Potevano tranquillamente non farlo, o farlo per qualche ora, qualche giorno, un mese o due. E non è una questione di democrazia: se vuoi dire quello che vuoi senza essere censurato da nessuno ti fai il tuo sito web, o il tuo social network, o il tuo blog, o il tuo forum, e lì scrivi quello che ti pare. Se scegli Twitter o Facebook o Instagram sei in casa d’altri, e se in casa d’altri qualcuno ti dice di non fumare perché non è consentito, tu non fumi, anche se in quel momento non stai facendo necessariamente qualcosa di male. Se vuoi fumare vai fuori, o a casa tua. Semplicemente. E’ ingiusto? E’ antidemocratico? E’ così. E la colpa non è certo di Facebook.
Facebook oscura la pagina di Francesca Totolo. Siamo tutti a rischio.
Io non so chi sia Francesca Totolo.
Da quel poco che ho potuto vedere su Internet, è una signora (altrimenti nominata “dama sovranista”) delle cui idee non condivido una virgola. E va beh, può capitare.
La seguo su Twitter, così come seguo svariate altre persone, non con particolare entusiasmo.
Ma è accaduto che ieri, a seguito della pubblicazione di quella che la stessa Totolo definisce una “schedatura” di chi c’è dietro al movimento delle sardine, la sua pagina Facebook (“Dama sovranista”, appunto) è stata oscurata dopo che una serie di post su Facebook aveva invitato a segnalarla:
Cioè, è bastato che qualcuno (più di uno, probabilmente) si attivasse, che segnalasse la presunta scorrettezza “ogni giorno almeno due volte” (sembra la posologia di un medicinale), per fare oscurare una pagina che aveva raccolto oltre 22.000 like? Ma allora basta veramente poco per vedersi tappare la bocca su Facebook. Come se non bastasse il fatto che si è in casa loro e in casa loro (come spiegavo in occasione della messa off line della pagina delle 6000 sardine) si fa quello che loro dicono, senza se e senza ma. Probabilmente se Francesca Totolo avesse avuto un blog personale ospitato su qualche server indipendente anziché affidarsi a Facebook e Twitter a quest’ora sarebbe ancora in linea. Ma basta veramente che qualcosa non piaccia a qualcuno perché questo qualcuno ti segnali agli amministratori e ti faccia segare la possibilità di scambiare opinioni con chi ha deciso di seguirti.
Ripeto, non è in discussione la legittimità del fatto. Probabilmente Facebook avrà le sue ragioni (che non è detto siano perfettamente e pienamente condivisibili) per bannare una pagina dai suoi domini (ragioni che spero siano state debitamente riferite alla Totolo). Ma altrettanto probabilmente (anzi, sicuramente) non è più possibile far sottostare la permanenza su Facebook alle segnalazioni arbitrarie dei suoi utenti. E’ logico che ci sarà sempre qualcuno che si sveglia la mattina assieme a te e che legge i tuoi interventi e siccome non ha nulla da fare ti segnala perché non è d’accordo. Siamo tutti sotto tiro, non ci sono santi che tengano. Ognuno può essere bannato in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione. Moltiplichiamo il tutto per i valori esponenziali che raggiunge questo meccanismo perverso a livello di dibattito politico e raggiungeremo il risultato finale: una censura imprevista e imprevedibile la cui mannaia si abbatte su ciascuno di noi. E’ toccato alle 6000 sardine, è toccato alla Totolo. Qui non c’è destra e non c’è sinistra, c’è solo da chiedersi chi sia il prossimo.
Renzi blocca lo shitstorming contro Corrado Formigli
E’ cominciato tutto con unaintervista rilasciata da Matteo Renzi al giornalista Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita su La7. Ma Renzi non ha gradito inizialmente i toni e i contenuti dell’intervista (e va beh…) e dopo la trasmissione sono apparse sui social network informazioni, notizie e fotografie circa la casa privata di Corrado Formigli. Naturalmente Formigli non gradisce (e ci mancherebbe anche altro!) e riferisce:
“Ho scritto a Renzi quello che era successo, segnalandogli e mandandogli anche i link delle pagine dove c’era la foto della mia casa, per invitarlo a controllare le pagine del suo partito: mi sembrava un fatto grave quello che era successo. Un messaggio inviato privatamente su whatsapp a Renzi, dopo il quale mi sono ritrovato la questione della mia casa pubblicata da lui senza il mio consenso”
e, successivamente
“Tutto questo su pagine Facebook riconducibili a Iv. Alcune ‘unofficial’, ma che sono comunque di iscritti alla pagina nazionale e due pagine locali del partito”
In un’intervista a ADN-Kronos, inoltre, il giornalista ha dichiarato:
“Il mio invito è fare pulizia di queste pagine: indicare l’abitazione di un giornalista da parte di sostenitori di un partito politico è qualcosa che ha a che fare con lo squadrismo”
E ancora:
“Un’operazione scorretta. Io ho molti messaggi di Renzi ma non mi sono mai permesso di pubblicarli così, senza chiedere un suo consenso. Invece Renzi ha sostanzialmente pubblicato il contenuto della nostra conversazione in un post per continuare la sua battaglia politica, anche se io, da padre di famiglia, non volevo dare rilievo pubblico alla questione”.
Formigli conclude rivolgendosi a Renzi:
“Non capisco perché equipari la sua situazione alla mia. C’è una dimensione pubblica della vicenda della sua casa: cosa c’entra la mia casa? Io non sono un senatore, non sono stato presidente del Consiglio, non ho avuto soldi dentro Open… Morale della favola: tu fai l’intervista che evidentemente è sgradita nelle domande e il giorno dopo ti ritrovi la casa pubblicata su Facebook dai sostenitori del partito di Renzi.
Ognuno tragga le sue conclusioni”.
Ma Matteo Renzi difende il giornalista e definisce una “porcheria” la pubblicazione delle foto della sua casa. Lo fa tramite un messaggio Facebook:
“Dopo Piazza Pulita di giovedì sono apparse sui social notizie su Corrado Formigli e sulla sua abitazione privata. Con dettagli, commenti, critiche. Formigli stesso mi ha scritto stanotte per “sensibilizzare” su quella che lui definisce “una porcheria”: la sua casa “messa in mostra con foto, indirizzo e dettagli”.
Sono d’accordo con lui. È davvero “una porcheria” e invito tutti quelli che hanno voglia di ascoltarmi a non rilanciare messaggi sulle case private di un personaggio pubblico. Certo: rimane il fatto che le porcherie sono sempre tali. Sia quando si fanno ai giornalisti, sia quando si fanno ai politici. Le foto della mia casa, fatte entrando in una strada privata e violando il domicilio, la pubblicazione dei miei conti correnti, la fuga di notizie su cui nessuno indaga costituiscono per me fatti altrettanto gravi. Ma anche se su questo non ho avuto solidarietà da Formigli o da altri penso che noi dobbiamo essere fieri della nostra serietà.
Pubblicare materiale sulla casa privata di un giornalista o di un politico è, davvero, “una porcheria”. Vi prego di non farlo. E di rispettare la privacy delle persone. Noi siamo diversi dagli altri, noi.”
Tra i commenti che sono seguiti alla pubblicazione della difesa renziana:
“I furbetti imparino cosa comporta utilizzare il livore”
“Era logico che qualcuno gli rendesse pan x focaccia”.
“Spero che abbia imparato la lezione”.
“Quello che è stato fatto è reso e con gli interessi !!”.
“Torna al tuo posto, Corrado, e smettila di fare le boccacce a Matteo”.
“Chi la fa l’aspetti…”.
“Formigli è una gran faccia di ….. bronzo. Senta anche lui come sono amare alcune medicine”.
“Noi siamo diversi. Ma non si puo’ sempre essere corretti e buoni con chi non se lo merita”
Il tutto condito dall’hashtag #colposucolpo.
Alle 7.17 di oggi è apparso su Twitter un ulteriore intervento sulla questione:
Chi difende le nostre idee in rete è stato massacrato per anni dalle #FakeNews. E oggi dalla doppia morale di chi invoca sui giornali la privacy solo per gli amici. Ne parliamo giovedì in Senato, abbiamo molto da dire
— Matteo Renzi (@matteorenzi) December 10, 2019
Casapound: Facebook dovrà riattivare gli account. Il rapporto tra l’utente e il social “non è assimilabile al rapporto tra due soggetti privati”
Il 9 settembre scorso Facebook disponeva la sospensione degli account relativi alla pagina principale di Casapound e Forza Nuova per violazione della policy del social network. Stessa sorte per quelle ospitate da Instagram, articolazione di Facebook. E’ singolare che questo oscuramento sia avvenuto proprio nei giorni del dibattito sulla fiducia al Governo Conte bis. Oltre alle pagine ufficiali dei due partiti di estrema destra sono stati sospesi gli account afferenti a responsabili nazionali, locali e provinciali. La motivazione principale era quella relativa all’incitamento all’odio:
“Le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram”
Con sorprendente tempismo (dovuto alla richiesta da parte di CasaPound di una procedura d’urgenza) il giudice civile del Tribunale di Roma Stefania Garrisi ha accolto nella sua totalità il ricorso presentato e ha condannato Facebook al pagamento di 800 euro per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione dell’ordinanza, e al pagamento delle spese di lite che sono state fissate in 15000 euro.
Le motivazioni sono particolarmente interessanti:
“È infatti evidente il rilievo preminente assunto dal servizio di Facebook (o di altri social network ad esso collegati) con riferimento all’attuazione di principi cardine essenziali dell’ordinamento come quello del pluralismo dei partiti politici (49 Cost.), al punto che il soggetto che non è presente su Facebook è di fatto escluso (o fortemente limitato) dal dibattito politico italiano, come testimoniato dal fatto che la quasi totalità degli esponenti politici italiani quotidianamente affida alla propria pagina Facebook i messaggi politici e la diffusione delle idee del proprio movimento. Ne deriva che il rapporto tra Facebook e l’utente che intenda registrarsi al servizio (o con l’utente già abilitato al servizio come nel caso in esame) non è assimilabile al rapporto tra due soggetti privati qualsiasi in quanto una delle parti, appunto Facebook, ricopre una speciale posizione: tale speciale posizione comporta che Facebook, nella contrattazione con gli utenti, debba strettamente attenersi al rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali finché non si dimostri (con accertamento da compiere attraverso una fase a cognizione piena) la loro violazione da parte dell’utente. Il rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali costituisce per il soggetto Facebook ad un tempo condizione e limite nel rapporto con gli utenti che chiedano l’accesso al proprio servizio”.
Facebook, dunque, non sarebbe un qualsiasi soggetto privato, ma un’entità che deve strettamente attenersi al rispetto della Costituzione Italiana proprio per la sua funzione di facilitatore di rapporti umani e di conoscenza. E, attenzione, la condizione fondamentale perché una pagina di un partito politico possa venire oscurata dal social è la “violazione dei principii costituzionali e ordinamentali”. Quindi le regole interne di Facebook passano in secondo piano rispetto all’interesse prevalente e preminente del principio costituzionale che si asserisce violato. E qui Facebook avrebbe commesso una grave violazione dell’articolo 49 della Costituzione italiana:
Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale
Da parte di Facebook nessun commento all’ordinanza. Solo un laconico:
“Siamo a conoscenza della decisione del Tribunale Civile di Roma e la stiamo esaminando con attenzione”
Il sindaco di Riace Antonio Trifoli pubblica una mail con i dati personali di Jasmine Cristallo
Non so chi siano né Jasmine Cristallo (che mi risulta leader e portavoce di una parte del movimento delle cosiddette “sardine”) né Antonio Trifoli. Cioè, so benissimo che Antonio Trifoli è il sindaco di Riace, eletto nella lista civica “Riace Rinasce”, vicina alla Lega, già destituito con una sentenza del Tribunale la cui efficacia esecutiva risulta sospesa in virtù del ricorso presentato avverso la stessa sentenza.
Fatto sta che un paio di giorni or sono il sindaco Trifoli ha pubblicato su Facebook il testo di una PEC di Jasmine Cristallo indirizzata alla Questura di Reggio Calabria e all’ufficio protocollo del Comune in cui si comunicava che si sarebbe tenuto un flash mob e che la partecipazione avrebbe previsto la presenza di 150/200 persone approssimativamente. Il tutto senza cancellare l’indirizzo di residenza, l’indirizzo di posta elettronica (quest’ultimo segnalato dalla quasi totalità della stampa, anche se sulla documentazione in mio possesso che premetto a questo intervento l’e-mail PEC non compare) e il recapito telefonico, mettendo così la persona di Jasmine Cristallo all’esposizione di qualunque fanatico che abbia o che abbia voluto perseguitarla a vario titolo. Adesso tutti sanno dove abita (e saperlo, purtroppo, non dovrebbe essere un grosso problema, visto che gli archivi comunali dell’anagrafe di stato sono pubblici e pubblici sono i dati in essi contenuti), a quale indirizzo di posta elettronica risponde (e questo potrebbe essere un problema abbastanza facilmente risolvibile, basta “switchare” le impostazioni della casella in modo che riceva posta elettronica esclusivamente da account altrettanto certificati e che rimandi indietro le mail provenienti da account di posta elettronica tradizionale che sovente sono i più utilizzati per il mail bombing denigratorio). Resta (come se fosse poco), il problema del numero del cellulare e, più in generale, l’atteggiamento di chi, alla carlona, ha pubblicato su un social una mail (cercando di avvalorare la propria tesi circa il numero dei partecipanti al flash mob), senza preoccuparsi di sbianchettarne i passaggi salienti e/o i dati personali che non interessavano a nessuno. O, forse, interessavano solo ai soliti leoni da tastiera.
Il messaggio è restato in linea per pochissimo tempo (è stato quasi immediatamente cancellato), ma ormai il danno era fatto. Jasmine Cristallo ha dichiarato:
“Eccovi il signor Antonio Trifoli. Non l’ho mai incontrato di persona, ma tra poco succederà: in tribunale”
mentre Trifoli, azzardando una francamente incomprensibile scintilla di difesa ha detto:
“La mia intenzione era soltanto quella di evidenziare il numero esatto delle persone che hanno partecipato all’iniziativa e per errore ho pubblicato sul mio profilo Facebook anche l’indirizzo di Jasmine Cristallo. Stamane le ho telefonato spiegandole questo e chiedendo scusa. Non è mio costume fare certe cose, anzi sono contento quando qualcuno viene a Riace per manifestare pacificamente. Io non sono Mimmo Lucano, ma non sono né leghista né razzista come spesso mi dipingono”.
E ancora:
“Per una svista – si legge sul suo profilo – è stata pubblicata per poco tempo, sotto i tanti commenti di una testata locale, una nota in cui vi erano alcuni dati della sig.ra Jasmine Cristallo. Porgo a lei le mie più sentite scuse e la aspetto al Comune di Riace per offrirle un mazzo di fiori e per scambiare 4 chiacchiere con lei, per farle capire che non sono così cattivo e pieno di pregiudizi, come invece sono stato descritto”.
Sarà, però intanto i soliti haters hanno cominciato a minacciare velatamente perfino la figlia dell’attivista e questo è seriamente preoccupante.
Leggerezza o atto doloso che sia, la privacy di una persona sarebbe stata pesantemente violata. E non si può non offrire tutta la propria solidarietà a Jasmine Cristallo che in questo frangente è senz’altro il soggetto più debole e compromesso.
Finalmente sequestrati gli account Facebook e YouTube di Rosario Marcianò
Mi fa piacere esprimere la massima soddisfazione per l’operato della Polizia Postale, sezione di Imperia, che su mandato della Procura della Repubblica ha sequestrato gli account social (sicuramente quelli di Facebook) di Rosario Marcianò. E in particolare risultano sequestrati l’account YouTube, la pagina personale di Facebook, e quella denominata “Tanker Enemy”. C’è da dire che nonostante l’iconografia che vi riporto in testa a queste note campeggi indisturbata come un vessillo sulla pagina Facebook incriminata, i post di Rosario Marcianò precedenti alla data del sequestro sono ancora visibili. Inoltre, su Facebook, è possibile inserire ancora dei commenti per cui il sequestro è un po’ a metà. Di certo Marcianò non può più esprimere le sue idee sulle scie chimiche e tutte le tesi complottiste che lo hanno visto, nel bene e nel male (ma soprattutto nel male) protagonista. Dopo svariate vicissitudini giudiziare, tra le quali mi preme ricordare il processo che lo ha visto soccombere con l’accusa di diffamazione nei confronti della giornalista Silvia Bencivelli (che Paolo Attivissimo chiama impropriamente “collega”, forse perché è lui che vorrebbe essere collega di una persona della levatura della Bencivelli). L’accusa per Marcianò è quella di avere postato un video, poi rimosso, in cui invita i suoi seguaci e la popolazione a negare l’esistenza del coronavirus e di scendere per le strade in modo da screare scompiglio nelle forze dell’ordine per intasare la macchina burocratica delle denunce e la magistratura inquirente:
“l’idea migliore sarebbe quella di uscire tutti per strada come facevamo prima in modo tale che poi Carabinieri e Polizia non sappiano più come fare per fermare tutti quanti e gli uffici giudiziari saranno intasati di denunce e non potranno più fare niente. Allora si che loro saranno paralizzati.”
Non è più questione di negare a qualcuno il diritto di opinione, o di esprimere le proprie convinzioni ancorché bislacche, ma di eliminare veri e propri reati dalla rete. In questo caso si parla di istigazione a delinquere. Saranno i magistrati a fare chiarezza sulle reali responsabilità di Marcianò, non certo io. L’essenziale è che questa persona sia stata messa nelle condizioni di non nuocere ulteriormente, anche se dubito che la cosa duri a lungo (sequestrato un account se ne fa sempre un altro).